Per più di un mese la terribile notizia dello scioglimento del consiglio comunale di Trinitapoli per infiltrazioni mafiose ha sconvolto tutti i cittadini attivi che, con un impegno quotidiano nelle associazioni culturali, nel volontariato, nei movimenti politici e nelle parrocchie, cercano di dare una mano ai più deboli e di rendere la propria città un centro attrattivo di arte, di archeologia, di storia e di serenità.
Passati, però, i primi momenti di angoscia, la gran parte dei trinitapolesi si è resa conto che il giorno più luminoso nasce dalla notte più oscura.
Albert Einstein sosteneva che “è nella crisi che sorgono inventiva, scoperte e grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.
Spesso l’incompetenza, la viltà, l’arroganza e la pigrizia possono rallentare il cammino di una comunità impaurita ma, come dicevano i nostri anziani, solo alla morte non c’è rimedio. In via preliminare bisognerebbe far abituare l’occhio di tutti alla bellezza. Quaranta anni fa il tentativo di piantare fiori ed alberelli nelle aiuole pubbliche fu mortificato dai continui assalti distruttivi di bulletti. La tenacia dei sognatori dell’epoca nel ripiantarli e nel chiedere la collaborazione di tutti gli studenti ha creato un’abitudine ormai ben radicata: i fiori e gli alberi non si toccano perché sono belli, colorati, profumati e ombrosi.
Che fare allora? Da dove cominciare per risalire la china?
Da un anno a questa parte un artista geniale, Daniele Geniale di nome e di fatto, sta riempendo su commissione la nostra città di murales. Una delle due biblioteche, quella di via Aspromonte, è un enorme scaffale di libri a cielo aperto, volumi dipinti con titoli e nomi degli autori. Se poi ci si avvia verso il Municipio, accanto alla cattedrale i visitatori possono sedersi con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (foto), vittime della mafia, mentre a 5 minuti di cammino, dietro la Scuola Elementare di rione San Pietro, si può ammirare l’imponente opera dedicata all’atleta olimpionico Pietro Mennea che ricopre il grande muro esterno della palestra (foto). Da qualche giorno, il 39enne artista Geniale ha completato un altro capolavoro sul muro dell’ex Asl, in via Mandriglia, finanziato da un PON del Cpia (foto). Una frase, scritta accanto al volto di una donna: “Non ci si può voltare dall’altra parte” ricorda a tutti l’impegno del chirurgo di guerra Gino Strada che scelse nella sua vita “di risarcire l’uomo ferito e menomato dalla violenza dei suoi simili”.
“(…) I veri valori etici possono nascere solo da una prassi di vita che si misura con i limiti, le passioni, le paure, le ritrosie, l’esasperazione del procedere alla ricerca di sé, nell’altro da sé”. (Moni Ovadia, prefazione a “Pappagalli verdi” di Gino Strada).
Può diventare la street art una terapia per una città sofferente?
Che cosa succederebbe, ad esempio, se in uno dei quartieri più chiacchierati di Trinitapoli, quell’isola abitata dalle donne definite “erroneamente” maledette, si dipingessero sulle palazzine murales con i protagonisti eroici del quartiere che hanno fatto la storia del paese e che i più giovani non conoscono? Può diventare un grande dipinto d’arte murale motivo di orgoglio per i nipoti di tutte quelle donne che negli anni ‘50 del secolo scorso lottarono per dare un tetto ai loro figli?
Ovviamente le opere di rigenerazione urbana non cambiano la condizione del tessuto sociale di quegli spazi ma di sicuro creano un dialogo tra gli abitanti del luogo e l’opera stessa nella speranza che quest’ultima sia un veicolo di cambiamento sociale.
Il compito dei cittadini onesti è quello di mettere giorno per giorno il proprio mattoncino di idee, di tolleranza, di proposte, di battaglie, di solidarietà e di impegno civile per ricostruire insieme dalle fondamenta una cittadina un tempo conosciuta esclusivamente per la laboriosità dei suoi abitanti.
ANTONIETTA D’INTRONO (Foto: Giuseppe Beltotto)
VIA: Corriereofanto