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casa annibale

Qualche tempo fa, uno studente liceale mostrò ferma contrarietà alla guerra, perché sosteneva che “poi si doveva studiare”. La giustificazione fece sorridere ma il ragazzo, forse, aveva centrato la motivazione per cui la storia appare talvolta una materia noiosa se viene considerata una successione di eventi bellici e di date.

A Trinitapoli, un dottore commercialista in pensione, con la passione della storia, ha invece scoperto da qualche anno una interessante, e per il momento unica, strategia di apprendimento della storia basata su citazioni latine “rigorosamente false” fatte affiggere all’ingresso di alcune sue proprietà.

 

Spieghiamo meglio: gli eventi e i personaggi storici sono veri, vanno solo fatte verificare, ovviamente da chi non ci crede, le prove della presenza in paese di personaggi della statura di Annibale, Federico II e da ultimo di San Francesco d’Assisi che, diretto a Bari, di sicuro passò da Trinitapoli.

 

Tutto qui.

 

Nel restauro di un suo immobile in via Aldo Moro 63, chiamato in onore di sua moglie “La casa di Rosetta”, il dott. Michele Di Biase, ha fatto raccontare in sei pannelli “contastorie”, sottostanti il cornicione, dallo scalpello dello scultore Savino Russo, un’antica storia relativa alla vita di San Francesco.

 

Francesco, non ancora ufficialmente santo, dopo aver sostato in preghiera davanti alla grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo, incontra Federico, molto probabilmente intento alla stesura del De arte venandi cum avibus. Ed è precisamente a Salpi, nella “casa di Rosetta” (hic, dice la targa), che i due parlano di pace e di crociate e del sultano Al-Malik al-Kāmil che Francesco, in Egitto, avrebbe tentato di convertire al cristianesimo.

 

Ospite poi di Federico nel castello di Bari, il Poverello di Assisi verrà “tentato” da una donna di malaffare che il padrone di casa gli manda in camera per verificare la sua purezza. Naturalmente Francesco - costretto dalle circostanze a brandire un tizzone ardente - l’allontana.

 

Più in là, Federico appronta la sua crociata. L’armata viene imbarcata, prende il largo, raggiunge la destinazione. Ma non viene lanciata all’assalto delle truppe del sultano, con il quale invece l’imperatore negozia e infine si accorda.

 

Non una goccia di sangue. Solo sudore, tanto sudore diplomatico.

 

A coloro che contestano date e luoghi di questa storia raccontata sui pannelli di terracotta, il dott. Michele Di Biase pone queste domande: muovendo dal Gargano e dirigendosi a sud, quale strada secondo voi ha percorso San Francesco per incontrare a Salpi Federico? Quella costiera, ovviamente: la più breve, e bella, che da Manfredonia, scendendo, passa necessariamente per Salpi. Bene! Volete, allora, che il Poverello di Assisi non si sia fermato a salutare il Puer Apuliae, lì, sulle sponde del lago circondato da una fitta e lussureggiante foresta allietata dal canto degli uccelli a entrambi così cari?

 

Inoltre, volete davvero che il miles Christi non abbia colto l’occasione per parlare con l’Augustus di crociate e di musulmani, della pace e del bene degli uomini, della “loro” Assisi, visto che nella città natale di Francesco il futuro imperatore e re di Gerusalemme aveva ricevuto il battesimo a pochi giorni dalla sua nascita?

 

Ragionando - sostiene il dott. Di Biase - la conclusione pare obbligata: si sono visti, si son parlati e hanno condiviso la mensa, hic, qui, nella “casa di Rosetta”.

 

Un gruppo di studenti che, dopo aver guardato i pannelli di terracotta, hanno ascoltato raccontare questa storia, ne sono rimasti affascinati e per nulla turbati dal dubbio che ci fosse qualche forzatura della realtà che li ha spinti ad approfondire gli eventi.

 

Di certo “il falso d’autore” attira l’interesse anche di chi non ha mai studiato storia.

 

Basta solo ricordare che si tratta “di fatti veri, verosimili, probabili o solo possibili o non del tutto impossibili. Tutti sfacciatamente esposti ai quattro venti”.

 

Del resto, il saggio Winston Churchill ci fa sapere che “a volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada”.

 

ANTONIETTA D’INTRONO

 

Via Corriereofanto

 

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