Padre Bernardino è stato una guida spirituale indimenticabile e fulgido esempio di frate francescano sempre dalla parte degli ultimi della terra.
Gli anziani e gli ex giovani della GIFRA, da lui fondata, porteranno sempre nel cuore le sue urla, le sue battute, i suoi sorrisi di comprensione e il suo immenso amore per gli animali.
Durante gli anni in cui è stato Parroco e Superiore a Trinitapoli, Padre Bernardino Bucci, nato a Corato nel 1935, è stato Presidente dei Parroci Pugliesi dei Frati Minori Cappuccini ed è stato confessore particolare di Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta.
La sua morte, avvenuta due anni fa, ha lasciato un grande vuoto soprattutto in persone, come la sottoscritta, che avevano incominciato ad apprezzare, grazie a lui, l’impegno sociale di una chiesa pronta ad aiutare materialmente e spiritualmente i più sfortunati.
Quando lo conobbi il mio anticlericalismo incominciò a vacillare. Non riuscì a convertirmi ma confesso che ci andò molto vicino. Avevamo in comune il carattere ribelle, Corato, città di origine dei nostri padri e l’amore verso gli animali.
Erano tempi in cui il randagismo si risolveva con le polpette avvelenate e con altri sistemi ancora più truculenti. Il rispetto verso gli animali di affezione era molto debole e spesso si scoprivano cassonetti con gatti inceneriti e cuccioli trasformati in meri oggetti di gioco che poi venivano abbandonati per strada appena diventati adulti. Se trovavo randagi in giro per la città o nelle periferie li raccoglievo e cercavo di farli adottare da qualche anima buona. Diversamente li portavo al monastero dove padre Bernardino, dopo una prima fase di rifiuto urlato, si convinceva a tenerli e nutrirli sino a quando non riuscivo a sistemarli altrove.
Il buon frate aveva ragione di gridare, perché già ospitava Capretta, la sua amatissima cagnolina, e Birillina, una cagnetta paraplegica, che lo seguiva notte e giorno su tre zampe. Nel 2002, con la partecipazione del vescovo Giovan Battista Pichierri (appena arrivato a guidare l’Arcidiocesi di Trani) e l’aiuto di Padre Bernardino, proposi, in qualità di assessore alla Pubblica Istruzione, di coinvolgere tutti gli studenti delle scuole di Trinitapoli nella cerimonia di benedizione degli animali il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio abate, protettore degli animali. Fu un’esperienza indimenticabile perché per la prima volta cani, gatti, un asino, un cavallo, una mucca e tanti uccellini in gabbia furono benedetti dal vescovo sul sagrato della chiesa. In quell’occasione Padre Bernardino dette il meglio di sé: sistemò in 5 gabbie, con fiocchi rosa e celesti, i porcellini che erano nati nel giardino della parrocchia. Fu una benedizione allegra e molto commovente che però si trasformò, dopo alcuni giorni, in autentico dramma. Capretta, la vivace cagnolina di padre Bernardino, fu avvelenata da una bestia umana che, come fu scritto in un manifesto funebre affisso in tutto il paese “si illudeva di riempire la sua vuota esistenza con il veleno dell’odio”.
Padre Bernardino soffrì molto per la perdita della sua amica di passeggiate e dopo qualche giorno di cordoglio ricominciò a raccogliere altri randagi pronunciando ad alta voce una delle sue ormai storiche frasi che mi ritrovo a ripetere di tanto in tanto: “Voi ad ucciderli e noi a salvarli! Vediamo chi vince!”.
Aveva fiducia nel genere umano e credeva, come un fanciullo, nelle favole che finiscono con “E vissero tutti felici e contenti”. Purtroppo non è più nella condizione di aiutare gli altri. Ora è compito nostro seguire il suo esempio e continuare a far emergere la parte buona dell’umanità.
ANTONIETTA D’INTRONO
Via: Corriereofanto