Blog

ambiente tri alberi 01

In questa estate di fuoco, gli alberi sono diventati il refrigerio dei pedoni che volevano difendersi dal solleone.

In autunno, con un po’ di gradi in meno e a mente fresca, tutti gli appassionati di verde dovrebbero passare dalle parole ai fatti.

Gli alberi producono ossigeno, purificano l’aria, rendono il suolo più fertile, prevengono l’erosione, catturano acqua per le falde acquifere, servono da rifugio per la fauna, riducono la temperatura del suolo, favoriscono l’insediamento di altre specie, rigenerano i nutrienti del terreno, migliorano il paesaggio, fanno ombra e danno ristoro a chi non sopporta la calura estiva.

Per questo, associazioni, scuole e istituzioni devono scrivere in agenda, nell’elenco delle priorità, “piantare un albero”, un’azione semplice che però significa coltivare la speranza di una vita migliore.

Qualche anno fa, durante i catastrofici incendi della foresta amazzonica, Alejandro Jodorowsky, scrittore, saggista, drammaturgo, regista teatrale, compositore e poeta cileno, lanciò sulla pagina Facebook un appello, che divenne virale, rivolto a tutti e a tutte, invitando a piantare o a seminare un albero il giorno 7 settembre: «Per equilibrare la tragedia amazzonica, propongo un atto mondiale psicomagico. Che il sette settembre (il 7 è il numero più attivo e settembre porta il “se” della semina), ogni essere umano pianti un albero o semini un albero in qualsiasi località gli sia possibile».

Singoli alberi sono tutt’altro rispetto all’immensa ricchezza di vita che ha in sé un pezzetto di foresta dell’Amazzonia, ma 1.000, 1 milione, miliardi di polmoni verdi della Terra in più sono pur sempre meglio che indignarsi in poltrona, mentre fuori il deserto avanza inesorabilmente.

Sull’esigenza di rendere più verde il paese, gli insegnanti e gli studenti dell’Istituto Superiore “Dell’Aquila-Staffa” hanno programmato il progetto “Verdefuturo”, in collaborazione con il Centro di Lettura Globeglotter e con l’associazione Autoctoni-Rimboschimento di Comunità di Bari.

Infatti, lo scorso inverno i ragazzi hanno messo a dimora nei vasi le ghiande che ora, innaffiate e curate dal personale della scuola durante l’estate, hanno prodotto delle piccole querce. Nel corso del nuovo anno scolastico, le baby-querce saranno trapiantate in luoghi dove le future generazioni di studenti le vedranno crescere e diventare maestose, come la grande quercia di Via Marconi, una pianta che, negli anni ’60 del secolo scorso, fu salvata dalla sega proprio grazie all’impegno del preside, degli studenti e dei docenti della Scuola di Avviamento Professionale.

ambiente tri alberi 02

Il caso ha voluto che la vista e la storia di questa quercia, il monumento arboreo di Trinitapoli, abbiano colpito la fantasia e attirato l’interesse di Manuela Kelly Calzini, una docente italo-inglese, autrice Zanichelli di libri di testo, studiosa ed esperta di storytelling, che ha scritto una bella storia su questo albero che sarà presentata nel corso di un meeting internazionale di storyteller.

La quercia, come scrive la professoressa Kelly Calzini, non solo continuerà a vivere a Trinitapoli, ma la sua fama viaggerà nel mondo e vivrà all’infinito.

I saggi dicono che, se non vuoi perdere qualcosa, bisogna metterla in una storia, e vivrà per sempre.

Gli alberi non sono solo ornamenti nei nostri paesi e città: sono testimoni silenziosi della nostra vita, offrono ossigeno, bellezza e riparo. Proteggerli significa rispettare il passato, valorizzare il presente e credere nel futuro.

 

ANTONIETTA D’INTRONO

 

Via:corriereofanto

 

 email2png