Sono ormai centinaia i trinitapolesi che hanno firmato ai banchetti che i militanti di Sinistra Italiana, Partito Democratico, ANPI, CGIL ed esponenti dei movimenti Trinitapoli Futura, MoVdem e Trinitapoli per Bene hanno organizzato nel mese di agosto nella piazza del comune e, in particolare, su viale Vittorio Veneto.
La partecipazione che si è registrata è segno di un maturato interesse concreto, nonostante il periodo estivo non sia il migliore per attirare l’attenzione dei cittadini e delle cittadine. Chi ha firmato proviene da tante realtà politiche diverse: sinistra e centro, certo, ma anche da destra o da non schierati, fatto che conferma l’intento unitario e trasversale dell’impegno assunto.
A livello nazionale sono già state raggiunte e superate le 500mila firme sulla piattaforma online e si potrebbe dire quindi “obiettivo raggiunto”, ma questo, per il comitato organizzatore, è solo l’inizio di una battaglia. La mobilitazione prosegue perché è importante, nel silenzio quasi generale dei media, avere la possibilità di spiegare l’impatto e le conseguenze di questa riforma sulla vita di ogni cittadino, soprattutto del Sud. Bisogna continuare senza sosta a parlare con la gente per smontare bufale o falsi miti, ascoltare le loro preoccupazioni per le nefaste conseguenze della frantumazione dello Stato e delle sue prerogative.
È da questo ascolto che, sui temi della sanità pubblica, territoriale e universale, dell’ambiente, della scuola, del lavoro e dei contratti nazionali diversificati, si avvertono le maggiori preoccupazioni e sollecitazioni dei cittadini, perché sono questi i temi che sentono non solo più vicini, ma anche maggiormente a rischio. Come non dar loro ragione? Questa legge spaccherà l’Italia e la renderà meno equa, meno libera, meno solidale e meno giusta. Va fermata abrogandola con un referendum.
Anche la Chiesa si è nettamente schierata contro l’autonomia differenziata, al punto da partecipare in alcuni paesi, come in una parrocchia di Terlizzi, all’organizzazione dei banchetti. Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della CEI, ha espresso senza mezzi termini le sue perplessità su premierato, autonomia differenziata e sul pericolo che «trasformerà il nostro Paese in Arlecchino, con diseguaglianze e ingiustizie laceranti. Si rischia un Far West». L’autonomia differenziata, del resto, è un tema di grande valore etico che chiama in causa il fondamentale principio della solidarietà, che sta alla base della Costituzione Italiana.
Si è persa la memoria dell’epoca in cui l’Italia era una semplice espressione geografica, come affermava il cancelliere austriaco conte Klemens von Metternich, riferendosi all’inesistenza di uno stato italiano unitario ma alla presenza di stati e staterelli mantenuti in piedi dalle relazioni, spesso parentali, con i regnanti europei. La nascita dello stato italiano nella forma monarchica risale appena al 17 marzo 1861.
Nella solenne seduta del Parlamento, il Re di Sardegna venne nominato Re d’Italia e lo Statuto Albertino del Regno di Sardegna, da quel 17 marzo, diventò lo Statuto del Regno d’Italia. Mazzini e gli altri patrioti repubblicani dovettero attendere il primo gennaio 1948 perché la scelta referendaria espressa il 2 giugno 1946, che realizzava la loro utopia, avesse concreta attuazione con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana.
I principi di libertà, uguaglianza e solidarietà sanciti da un’assemblea costituente democraticamente eletta ne fece “La Costituzione più bella del mondo”.
Chi quei valori non condivise ha lavorato tenacemente per una controrivoluzione. Il progetto Calderoli va ripudiato affinché i diritti dei cittadini italiani non vengano “differenziati” a seconda della regione di residenza.
ANTONIETTA D’INTRONO
Via:Corriereofanto