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sociale tri i careIl 30 ottobre scorso, la Commissione Straordinaria ha incontrato, nell’aula consiliare del Comune, gli operatori impegnati a vario titolo nell’opera di contrasto alla povertà educativa:

Dirigenti delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, i funzionari dei servizi sociali, i parroci, i docenti del CPIA, i responsabili del Consultorio ECCIASS, del Volontariato Vincenziano e le bibliotecarie della Lilith Med 2000 si sono confrontati su un fenomeno che è alla base della dispersione scolastica, della mancanza di stimoli allo studio, alla lettura, alle attività socio-culturali e che, soprattutto, può diventare causa di disagi ancora più gravi per l’intera comunità.

 

I dati emersi dall’indagine sulla povertà educativa, condotta dalla Direzione Didattica “Don Milani” e dall’Istituto Superiore “Dell’Aquila-Staffa”, in occasione delle manifestazioni per il centenario della nascita del Priore di Barbiana, hanno evidenziato problematiche che non possono restare sulla carta ma che hanno bisogno di un intervento congiunto da parte di tutte le istituzioni e le persone coinvolte nel processo educativo e nell’opera di assistenza.

 

Ad esempio, ci sono studenti che, lo scorso anno, non hanno visitato un museo, non hanno visto uno spettacolo teatrale, non sono andati a un concerto, non hanno visitato un sito archeologico, non hanno praticato uno sport, non sono mai andati in biblioteca e non frequentano una parrocchia, come si può rilevare dai dati resi pubblici dalle due scuole.

 

Inoltre, nella scuola media, nell’anno scolastico 2021/22, 11 alunni non hanno frequentato le lezioni perché sono restati a casa in “istruzione parentale” (i genitori diventano responsabili della loro istruzione) e 4 ragazzi nell’anno scolastico 2022/23. Più allarmante, invece, risulta essere l’11% di abbandono della scuola superiore Dell’Aquila-Staffa, dove circa 60 giovani non concluderanno i propri studi.

 

temi poverta educative

 

Ma cosa si può fare per contrastare il fenomeno della povertà educativa? In primo luogo, va attuato con rigore quanto condiviso unanimemente dai partecipanti all’incontro del 30 ottobre scorso: “Istituire un tavolo permanente presso il Comune, aperto anche ad altri attori del territorio, per discutere dei casi concreti rilevati dalle diverse istituzioni e delineare così una governance congiunta del fenomeno”. L’intento comune, evidenziato durante il dibattito, è quello di programmare incontri e approfondimenti itineranti sul tema, destinati ai giovani e alle famiglie, ed anche di redigere un protocollo di intervento che, unendo le potenzialità dei vari enti, possa far affrontare, con competenza, efficacia e tempestività, le singole manifestazioni del fenomeno.

 

In concreto, si tratta di rinunciare ad agire per compartimenti stagni, lavorando insieme per istituire un “patto educativo di comunità”. L’ambizione è di offrire risposte sempre più efficaci, evitando sovrapposizioni di iniziative. Attraverso la frequenza assidua delle grandi “piazze culturali”, come biblioteche, musei, cinema, teatri, atelier d'arte, sale concerti e simili, forse si riuscirà ad attirare l’interesse e l’attenzione degli studenti meno motivati allo studio.

 

Il maggior impedimento alla produzione di testi scritti, ma anche orali, è il vocabolario di base medio degli italiani, in particolare dei giovani, che secondo il prof. Federico Roncoroni, italianista e editor, è compreso tra gli 800 e i 1.200 vocaboli, niente di più di quelli che padroneggia un extracomunitario appena arrivato in un paese straniero, che si arrabatta per sopravvivere, comunicando il minimo indispensabile.

 

Non dimentichiamo mai di ripetere il mantra “più parole più pensieri”, che significa più riflessione e meno reazioni di rabbia e di violenza.

 

È tempo di ripensare il territorio come ecosistema per l’apprendimento, partendo dalla progettazione dello spazio fisico a scuola, allargando il campo all’ambiente circostante, sfruttando le potenzialità digitali, fino a trasformare i luoghi di privazione in ampie aree di apprendimento e cambiamento sia educativo che sociale.

 

ANTONIETTA D’INTRONO (Foto: Giuseppe Beltotto)

 

Via:corriereofanto

 

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