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sociale tri stop violenza

Si chiamavano “Mariposas” (farfalle, in spagnolo). Lo avevano scelto come nome di battaglia le tre sorelle MirabalPatriaMinerva e Maria Teresa, che, negli anni Cinquanta, osarono sfidare il regime di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Il 25 novembre 1960 vennero picchiate con dei bastoni, uccise e gettate in un fosso, tutte e tre, dai servizi segreti. La loro morte attirò l’attenzione contro la sanguinosa dittatura di Trujillo, che fu assassinato a maggio dell’anno successivo.

È in ricordo di quel triplice femminicidio che il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999. In questa data, l’ONU invita tutti gli Stati ad organizzare attività con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza contro le donne, soprattutto in ambito scolastico ed educativo.

Margherita di Savoia e a Trinitapoli, il Centro Antiviolenza “Giulia e Rossella”, con il patrocinio delle rispettive amministrazioni comunali, ha presentato, il 21 e il 23 novembre, “La storia di Santa Scorese, vittima di femminicidio”, un evento che ha visto la partecipazione degli amministratori, dei responsabili del Centro Antiviolenza e di Rosamaria Scorese, sorella di Santa, che fu assassinata all’età di 23 anni dal suo stalker.

Lunedì 25 novembre, invece, avrà luogo una manifestazione promossa dall’Amministrazione Comunale di Trinitapoli che coinvolgerà gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Don Milani-Leone-Garibaldi” e dell’Istituto “Dell’Aquila-Staffa”. Questi raggiungeranno in corteo la panchina rossa, posizionata, a perenne ricordo delle vittime di femminicidio, in viale Vittorio Veneto. In questo luogo simbolico, i partecipanti avranno l’opportunità di riflettere, con insegnanti e rappresentanti delle istituzioni, su discriminazioni, sottovalutazioni, esclusioni, penalizzazioni, umiliazioni, offese e femminicidi che le donne subiscono da chi vuole imporre la legge del più forte e da chi, per secoli, è stato educato a prevaricare.

Eva sta aspettando ancora giustizia! Per combattere la violenza sulle donne, occorre un cambiamento culturale diffuso in tutta la società, che può essere possibile solo se si afferma una consapevolezza generalizzata tra uomini e donne.

Tante sono quest’anno le iniziative che comuni, scuole, sindacati e grandi catene commerciali hanno messo in cantiere nel tentativo di ridurre, ma sperabilmente di cancellare per sempre, gli 89 femminicidi registrati dal Ministero dell’Interno tra il 1° gennaio e il 20 ottobre 2024.

Sul sito filleacgil.it, ad esempio, è possibile vedere il videoracconto delle lavoratrici che denunciano le allusioni sessuali, che devono considerarsi a pieno titolo molestie ed essere adeguatamente sanzionate.

Ikea Italia, per l’occasione, lancia l’iniziativa nazionale “The Red Flag Tag” per sensibilizzare sull’esistenza del numero antiviolenza e stalking 1522. Partendo dal presupposto che la violenza di genere non sempre è visibile o facilmente identificabile, la campagna invita a riconoscere i potenziali campanelli d’allarme (o “red flag”) per chiedere supporto al numero 1522 e prevenire l’escalation verso più gravi forme di abuso. Frasi di intimidazione, svalutazione, controllo, isolamento sociale e colpevolizzazione sono riprodotte sul cartellino Ikea al posto del nome del prodotto, mentre i due numeri che indicano il numero di scaffale e posizione del mobile nell’area self-service sono sostituiti dai numeri 15 e 22, che compongono il numero della “help line”.

“Truccata così non esci”, “mi hai provocato”, “o mia o di nessun altro”, “nessuno ti crederà”: le frasi-segnale di pericolo sono al centro anche dell’allestimento pensato per le aree beauty dei punti di vendita Caddy’sBeauty Star e tutte le sedi del gruppo DMO. Molte le frasi scritte con il rossetto rosso su appositi specchi e seguite dal 1522.

Spazio ad arte e cultura, invece, nel progetto #InPiediControLaViolenza di Gruppo Mondadori. Allestita a Milano, dal 18 al 25 novembre, a Palazzo Niemeyer, l’installazione mette in mostra 100 sedie rosse che, nella visione degli artisti, diventano un simbolo di impegno collettivo. Nell’esposizione, una sola sedia è aperta, in piedi, emblema di forza e resistenza, circondata da sedie chiuse e “abbattute”: un tributo silenzioso, ma potente, a tutte le donne la cui storia è stata interrotta da una violenza e che combattono ogni giorno per superare abusi e ingiustizie.

Va tutto bene: manifestazioni, installazioni, recital, fiocchetti, scarpe, panchine e tanti altri simboli di color rosso. Ma l’attenzione sull’argomento non deve calare dopo il 25 novembre, perché la cronaca ne è testimonianza in tutta la sua drammaticità.

Che sia ogni giorno 25 novembre, nel rispetto delle donne, in ogni nazione, in ogni gesto, in ogni azione e nell’uso di un linguaggio non offensivo e intimidatorio.

ANTONIETTA D’INTRONO

 

Via:Corriereofanto

 

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