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I nani di corte che vivevano in un appartamentino del Palazzo Ducale di Mantova, reggia dei Gonzaga, smisero di chiedere in giro cosa bisognasse fare per diventare grandi, da quando cioè, il più piccino Fagiolino, per magia, bevve un intruglio assai misterioso dal calice di un fiore, profumatissimo e lievissimo… Divenne ancor più piccolo, sempre più piccolo fino a diventare invisibile e fu così che subito detto agli altri paesani tutti piccini poterono far tanto, altro che giganti!
Rigoletto, il buffone di corte che spesso li scherniva fu il primo ad essere oggetto di vendetta da parte dei nani, ora divenuti invisibili; lo aggredivano ovunque infilandosi nelle orecchie, sotto le braccia a fargli il solletico, in bocca fino a farlo starnutire, ma quello che è peggio si burlavano di lui facendogli sparire gli oggetti in casa, tanto da farlo uscir matto ogni qualvolta cercasse un qualcosa, perse persino l’ ironia e la voglia di scherzare e divenne tanto triste da non voler più mangiare.E capitan Bombardo, armi in pugno non ebbe di che lagnarsi, ebbe anch’egli quel che meritava dopo aver cercato invano i nani, si addormentò nella torre del palazzo, trasportato fin lì dai piccoletti invisibili che gettarono la chiave della porta. Al suo risveglio potrà urlare quanto vuole, tanto lì nessuno potrà sentirlo e una sol guerra potrà fare: quella con se stesso.
Diventar grandi, diventar giganti, perché mai…
Pian piano in tutta la città ed anche oltre, la storia dei nani di corte diventati invisibili si raccontava di bocca in bocca, di vicolo in vicolo, di osteria in osteria, per strada, tanto che ogni singolo mortale voleva diventar invisibile per prendersi gioco di qualcuno. (E chi non ha un tal desiderio?).
Un bambino assai furbetto che capì il giochetto si nascose vicino ad un laghetto dove i nani andavano a farsi il bagnetto, riuscì a vederli come veramente erano, piccoli piccoli e a contatto con l’ acqua riprendere le loro forme reali, le loro fattezze, ma una volta asciugati ritornare nuovamente non visibili ad alcuno.
Andò di corsa a Palazzo a riferire quello che aveva veduto e ovviamente non fu creduto.
Oggi da qualche parte i nani dispettosi si aggirano ancora per la bella città di Mantova a far dispetti e a far giustizia, ma a modo loro, non fan del male neppur del bene e a voi signor saper capire cosa c’è da dire, e qui da dire non vi è più niente e un saluto a tutta la gente.