Finali per Madame Bovary
Madame Bovary
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Charles intanto cuciva. Le mani pallide spingevano l'ago da sutura su e giù, in una successione ordinata di punti. Per compattare l'imbottitura aveva usato cotone e garze e sentiva sotto le dita la consistenza familiare dei suoi strumenti di lavoro. Finì di chiudere il ventre della bambola e e decise che non avrebbe mai più fatto il dottore. Se la medicina non aveva salvato Emma, che precipitasse all'inferno! Avrebbe fatto qualcos’altro. Ma era rinchiuso in quella casa da settimane, forse un mese.
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Il mausoleo di Emma, il genio recante una torcia spenta, adesso viveva: Charles guardava ogni cosa, ed i suoi occhi parlavano lo stesso linguaggio di quelli della moglie, egli assaporava le sue gioie, veniva invaso dai suoi dolori, dalla frivolezza, dall’attrazione irresistibile per la mondanità; doveva comprenderla, lui solo l’aveva veramente amata, ed a lui solo adesso veniva dato di penetrare intero il mistero della sua Anima trafitta da venti invincibili…
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Emma era disperata. Avanzava malvolentieri e con passi pesanti verso casa, non sapendo quali spiegazioni dare a suo marito. Passò davanti alla chiesa avvolta nel buio e, all’improvviso, colpita dalla luce che veniva da una finestra della canonica, si fermò e decise di andare dal reverendo Bournisien.
Lo trovò intento a prepararsi la cena. Appena lui la vide così pallida e stremata le chiese se si sentisse male.
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“…Tutto quello che c’era nella sua testa, emozioni, ricordi , idee, tutto fuggiva in un sol colpo, come le mille luci di un fuoco d’artificio.”
Emma si sentiva impazzire. Quasi istintivamente raggiunse la sua sontuosa dimora percorrendo il viale ansimando, mentre alcune foglie secche si impigliavano nel suo cappellino blu e le piume si confondevano fra i rami più bassi degli alberi.
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Il dottor Lerivière annuiva, forse intravedeva una speranza. Volle portare Canivet nella stanza vicina per consultarsi privatamente con lui. Charles non li seguì. Era sconvolto, per quanto sforzasse la mente non riusciva a comprendere il folle gesto di sua moglie. Qualcosa di terribile doveva esserle successo, una malattia latente, forse un’angoscia inespressa. Desiderò svegliarsi, come da un incubo, e ritrovarsi accanto la sua bella moglie sorridente e in salute.
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(107 voti, media 4.75 di 5) Finale vincitore!
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Un urlo agghiacciante, simile a quello di un animale ferito a morte, lacerò all’improvviso l’insopportabile afa che opprimeva da qualche giorno l’intera regione. Di scatto papà Rouault, che stava strigliando i cavalli, si girò in direzione della camera di Emma: l’urlo proveniva da lì. Fece di corsa le scale (la gamba ormai era perfettamente guarita grazie al dottor Bovary), ed entrò nella stanza. Emma era seduta sul letto madida di sudore, con gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto. I lunghi capelli neri, sciolti sulle spalle, le incorniciavano il viso cereo.