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Mi piacerebbe che mio fratello non fosse ricordato per la sua follia, ma per tutto il resto. Sarebbe bello se le persone si ricordassero del fatto che è riuscito in più occasioni a salvare gli alberi dalle fiamme; per la sua vasta cultura, in tempi in cui la cultura stessa non sembra una necessità dell’animo umano; per essere riuscito a farla apprezzare al brigante Gian dei Brughi, in tempi in cui la capacità di tirar fuori il buono dalle persone è secondaria rispetto all’urgenza di punirli dinnanzi alla società;
per tutte le volte che ha dato una mano dall’alto ai francesi dopo la rivoluzione quando almeno si sapeva a quale patria si voleva appartenere o in quali valori si voleva credere; o per le altre sue imprese. Ma ho paura che questo suo particolare stato mentale lo porterà ad essere dimenticato dai vecchi, che danno sempre meno importanza al loro passato, e deriso dai giovani, che sempre meno sentiranno parlare del Barone Rampante e sono sempre presi dal loro presente, miopi al loro avvenire. Ed ora che la polmonite sta esaurendo le mie forze, spero che questo mio diario venga conservato per qualcuno che un giorno lo vorrà leggere, affinché il ricordo di mio fratello non sbiadisca.Biagio Piovasco di Rondò.
Diario di bordo Stanotte non riesco a dormire. Siamo in mare solo da pochi giorni ma l’attesa dello sbarco è snervante, tra qualche ora dovremmo avvistare terra e ho passato la notte sveglio a pensare. A pensare a quando non credevo che il Barone Rampante fosse esistito davvero: da bambino mi divertiva ascoltare mia nonna che raccontava della sua giovinezza, raccontando storie inventate o fantastiche, qualche volta vere, ma sempre incredibili. E i suoi personaggi erano certo all’altezza di quelle storie. Quando trovai questo libricino tra le sue cose, rimasi a dir poco colpito; chissà poi come ne era venuta in possesso! L’ho sempre conservato e portato con me. Ogni tanto, anche solo per diletto, ne rileggo un pezzetto e ora ho deciso di aggiungere un capitolo a questa storia. Non me ne voglia il Barone Biagio, ma ora c’è qualcosa che mi spinge a scrivere. Quando trovai questo libricino, capì che il Barone Rampante o, come lo chiamava mia nonna, il suo Cosimo degli Alberi, non era il frutto della fantasia di una vecchia, ma il ricordo vivo di una passione passata,di un personaggio che era sempre rimasto fedele ai suoi valori e fatto la sua parte nella società. Delle sue storie quello era il mio personaggio preferito: ammiravo la sua fermezza e la forza con cui credeva nei suoi valori. Forse in fondo è per questo che ora sono qui, mi sento orgoglioso del nonno che non ho mai conosciuto e il suo destino dev’essere in qualche modo legato al mio: come lui era additato da tutti come un pazzo e contemporaneamente come un punto di riferimento,anch’io vengo chiamato bandito da alcuni e acclamato come un eroe da altri; e se davvero il mio destino è legato al suo, questi due appellativi non mi abbandoneranno mai. Il sole si sta già levando e io so che tutto quello che succederà qui in Sicilia, farà parlare di me a lungo. Il primo ministro è sicuro che quest’impresa ci darà un posto nella storia. Forse anche il Barone Rampante sarebbe orgoglioso di me. Il nostromo sta chiamando, ci prepariamo ad attraccare.
Marsala, 11 maggio 1860
Comandante G. Garibaldi