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“…Tutto quello che c’era nella sua testa, emozioni, ricordi , idee, tutto fuggiva in un sol colpo, come le mille luci di un fuoco d’artificio.”
Emma si sentiva impazzire. Quasi istintivamente raggiunse la sua sontuosa dimora percorrendo il viale ansimando, mentre alcune foglie secche si impigliavano nel suo cappellino blu e le piume si confondevano fra i rami più bassi degli alberi.
Era giunta al portone di casa: era tardi per la cena. Si sentivano, infatti, il rumore delle posate e le risate di sua figlia Berthe. “Meglio non farsi vedere”, Emma pensò, e, a fatica, passando per la fitta siepe, raggiunse la porte di una cantina che ospitava una scala segreta, attraverso la quale si potevano raggiungere i piani superiori della casa. La porta era socchiusa; Emma la spinse lentamente ed intravide nella stanza, a malapena rischiarata dalla luce di una candela, il vecchio taglialegna disteso su un giaciglio. Il boscaiolo, nel vederla così pallida e scomposta nei movimenti, balzò in piedi balbettando un incerto saluto. Con fare arrogante e imperioso, Emma gli ordinò di aprire la porta segreta che conduceva al piano superiore e di accompagnarla,conducendo con sé il lume per rischiarare quella scala incerta e malsicura. Ilvecchio oppose una debole resistenza, farfugliò qualcosa: non poteva, non voleva, non gli era consentito… ma, quasi spinto da una forza misteriosa, accompagnò la signora per quell’angusta scala illuminandola a malapena col lume che reggeva nella mano tremante. L’altro procedeva lentamente, mentre la signora Emma, ansimante, lo spingeva brontolando; finché, ad un tratto, cadde come un tronco secco a terra, provocando un tonfo indescrivibile. All’improvviso, una vampata di fuoco avvolse la tenda dell’alta finestra, ed Emma emise un urlo che a stento riuscì a soffocare. Immediatamente un fumo intenso d un odore pungente si diffusero nel lungo corridoio, illuminato a giorno da un incendio improvviso: altre tende avevano preso fuoco. La donna, sconvolta, non riusciva a vedere nient’altro che un rosso abbagliante e avvertiva un calore soffocante.
Tentato invano di soccorrere il boscaiolo, Emma provò a mettersi in salvo… pensò alla figlia Berthe, ai suoi debiti. Sarebbe stato meglio morire soffocata oppure riabbracciare la sua piccola? Pensieri veloci come lampi. Intanto le fiamme, il fumo, l’odore acre si propagavano per le altre zone dell’ampia dimora; il fuoco avanzava, il piano superiore della casa sembrava una fiaccola innalzata verso il
cielo cupo della notte. Intanto, Charles e la piccola Berthe aspettavano impazienti il ritorno di Emma, chiedendosi dove potesse essere in quel momento. All’improvviso, la bimba, respirando a fatica, iniziò a tossire forte, per la qual cosa il padre dette la colpa ai nuovi sigari, appena speditigli da un paziente lontano. Ma una strana
nebbia maleodorante andava diffondendosi nel salone, mentre la servitù, lamentandosene, correva qua e là per la casa. Dal giardino provenivano grida convulse, urla, voci stridule. Ormai le fiamme avevano divorato gli arazzi preziosi delle scale, raggiungendo la libreria posta al di sotto di esse. Il fuoco divampava, sembrava un torrente in piena; in capo a pochi minuti, la casa, avvolta dalle
fiamme, somigliava ad un imponente candelabro, da cui colavano gocce di ferro infuocato. Intorno all’abitazione si radunò una folla immensa. Disperatamente si cercò di prestare qualche aiuto agli abitanti della casa ancora imprigionati al suo interno, ma il fuoco era talmente vigoroso da impedire qualunque accesso alla dimora. Lo sgomento, la paura, il terrore avevano invaso il cuore degli abitanti, che speravano di veder apparire madame Bovary da un momento all’altro. Soprattutto due esseri lo speravano: il vecchio e ottuso Charles, la tenera e immacolata Berthe. Inutilmente. Passarono gli anni. Una soleggiata mattinata d’ottobre Rodolphe, ancora belloccio nonostante il carico dell’età, scorse Charles nella folla del mercato di Argueil, dove era andato a visionare dei magnifici cavalli da corsa. Nel vedersi entrambi impallidirono. Rodolphe, attonito, era rimasto muto e incredulo; Charles, con la testa fra le mani, era sorpreso di essere stato riconosciuto. I due uomini, faccia a faccia, parlarono di quello che era stato. Colui che, agli occhi del mondo, era il vedovo della bella Emma raccontò degli
infiniti dolori e della lugubre povertà che avevano seguito il misterioso incendio. Poi, senza più proferire parola, saziò la vorace curiosità di Rodolphe conducendolo nella misera casupola dove, ormai da anni, viveva. Divideva la meschina abitazione con Emma, sfigurata in volto dalle profonde ustioni, e con Berthe, che, gracile e tisica, si affannava ad insegnare ai bambini delle famiglie più indigenti l’arte del leggere e scrivere.