Salviamo Said
I due giorni che ho passato in campagna con Antoine sono stati i più belli della mia vita. Tutte le sere guardavamo il cielo stellato, era bellissimo, giocavamo in tantissimi modi e lì ho capito che io sono francese, non arabo o algerino; io non conosco neppure un passo del corano e non so né leggere né scrivere l'arabo. Un giorno sono salito sulla terrazza, per vedere il tramonto che sempre ammiravo con Antoine in campagna, mentre salivo le scale ho sentito delle urla, c'erano Tarek con il suo branco e, legato ad un palo arrugginito, c'era Abdelkrim che stavano pestando. Tarek diceva: -Fratello, parliamoci chiaro, io e te sappiamo che c'erano più soldi nella valigia, soldi che ti sei intascato; ora dimmi, dove sono?- Mio fratello negava e piangeva, gli altri del branco lo pestavano. Volevo ancora bene ad Abdelkrim, ma non riuscivo a muovere un dito. Tarek continuava e mentre girava in tondo diceva- Fratello dammi i soldi.- Abdelkrim aveva un pezzo di scotch sulla bocca, Bogdan si avvicina e glielo toglie, poi Abdelkrim dice:- io non ho preso niente-; allora Tarek, innervosito, spegne sulla pelle
di mio fratello la sigaretta che stava fumando dicendo –Non provare a urlare o non potrai farlo mai più.- Abdelkrim, senza urlare sputa in faccia a Tarek e gli dice:- Hai preso tu i soldi, brutto bastardo, e questo solo per non spartire tutti i soldi con la banda.- Andarono avanti così fino a quando Tarek , innervosito, prese il suo coltello, iniziò a pulirsi le unghie con la lama e a minacciare in arabo di morte Abdelkrim che gli rise in faccia e sputò a terra. Così Tarek, in preda all'ira, affondò il coltello nella pancia di mio fratello: gli uscì del sangue dalla bocca, mentre io, sconvolto ed impaurito, scesi le scale in fretta e furia, piangendo. Vagai senza meta sino a quando mi trovai dinanzi alla casa di Antoine, vidi suo padre e iniziai a gridare in preda alla disperazione:- Tarek, Tarek , l'ha ucciso!- Il padre, abbracciandomi, rispose :-Calmati, fai un bel respiro, adesso sei al sicuro, ma, soprattutto, dimmi cos'è successo?- Io gli raccontai tutto piangendo e lui mi disse:- Vieni, ti accompagno alla polizia.-
Tarek fu arrestato, anche questa volta pensava di cavarsela, ma non si ricordava che da due giorni aveva compiuto diciotto anni e che, quindi, nessun giudice l'avrebbe rilasciato. Continuò con il suo atteggiamento da bullo anche dentro il carcere e, due mesi dopo, venne trovato morto nei bagni.
I miei genitori capirono che Samira aveva fatto la scelta giusta, quella di scappare dal quartiere, così un giorno mi dissero:- Said l'anno prossimo frequenterai un'altra scuola, vivrai a Parigi, con Samira e Kevin, abbiamo già parlato con loro e sono d'accordo. Anche tu devi andare via da questo quartiere, tua sorella ha trovato la sua strada, tu devi trovare la tua.-
Prima di lasciare il mio quartiere, decisi di consegnare il mio quaderno al prof. Theophile; così il giorno seguente mi recai da lui, lo abbracciai e gli dissi: - volevo dare il mio diario alla maestra Nadine per dimostrarle che in questo quartiere non serve studiare, che è inutile creare illusioni a chi non ha futuro. Oggi non la penso più così e lo do a lei per ringraziarla di tutto quello che ha fatto per me.-
Il giorno dopo, venne a salutarmi a casa e mi disse:- Said, non ti lascerò solo, non immaginavo che avessi vissuto un simile
inferno.- Io gli risposi:- Domani parto per Parigi, cambio scuola.- Lui mi sorrise e mi salutò con la mano.
Andai a vivere con Samira e Kevin, che mi iscrissero a una scuola fantastica, con le classi spaziose, ordinate e soprattutto silenziose.
Sono passati due anni, siamo nel mese di Settembre, è il primo giorno di scuola, finalmente si sta realizzando il sogno di Said: frequenterà il "Liceo Carlo Magno". Davanti all'ingresso, ad aspettarlo, c'è il prof. Theophile.

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