Abdelkrim è andato in Algeria ed ha avuto modo di riflettere su come, fino ad ora, abbia consumato la sua vita, distruggendo la nostra famiglia oltre che la sua esistenza: vorrebbe tornare in Francia e non gli è consentito perché verrebbe arrestato; vorrebbe avere una famiglia attorno a sé, ma l'ha disgregata; vorrebbe avere un fratello, ma mi ha deluso.
Abdelkrim vuole porre rimedio ai drammi di cui si è reso protagonista; quando era lontano dalla Francia, gli sono tornate alla mente le mie parole: "Non siamo francesi, noi? Io sono nato in Francia e anche tu, Samira e Mounir."
E si è chiesto: "Che senso ha negare l'amore per un francese, rifiutare che un francese possa essere amato da mia sorella?"
E lui perché, per tutto questo, deve negarsi l'amore di Samira?
Si è reso conto di quanta saggezza ci fosse nelle mie parole e perciò ha chiamato nostra madre, pregandola di dargli l'opportunità di incontrare Samira.
Nostra madre, sconcertata, ma al tempo stesso, piena di fiducia, ha acconsentito, chiedendo un po' di tempo per parlarne con tutti noi. Dopo tante titubanze abbiamo deciso di dare questa opportunità ad Abdelkrim, stabilendo la data della partenza per raggiungerlo in Algeria.
Non vedo l'ora di poter riabbracciare quel fratello che si è perso e che quando eravamo bambini rappresentava per me un esempio.
Samira, dal canto suo, ha dovuto affrontare Kevin che non ha condiviso la scelta della nostra famiglia, infatti è convinto che non può esserci alcun dialogo e che dall'incontro non può che derivare un'ulteriore delusione per la sua compagna.
Giunti ad Algeri, ci siamo ritrovati a casa di nostra zia, presso la quale Abdelkrim è ospite. Qui i nostri genitori si sono intrattenuti a parlare con la zia, mentre, nella stanza accanto, noi fratelli abbiamo iniziato a parlare; Abdelkrim si è subito scusato con noi per come si era comportato. Ci ha detto che aveva bisogno di affermarsi e, non conoscendo altri strumenti, lo ha fatto attraverso l'uso della violenza, quella violenza che gli era stata mostrata da nostro cugino Tarek, come strumento utile per ottenere qualsiasi cosa e soprattutto il "rispetto".
Titubanza: qualità di chi è incerto, indeciso.
Intanto i nostri genitori discutevano della necessità di trovare un lavoro ad Abdelkrim, affinché potesse mantenersi agli studi e così conseguire un diploma.
Ma il problema principale, pensavano, era come farlo accettare ad Abdelkrim. Egli, invece, era già consapevole di tale necessità, infatti aveva già iniziato a frequentare una scuola serale, perché aveva in animo di diventare un docente di una scuola algerina, dove insegnare ai ragazzi la lingua francese, ma, soprattutto, la convivenza civile ed il rispetto per il prossimo.
Abdelkrim ha ottenuto l'incarico prima come supplente e poi come titolare della cattedra di francese di una scuola media di Algeri. Qui, come forse in tutte le scuole, c'è un branco simile a quello di cui lui era stato membro ed ha, senza vergogna, raccontato loro la sua storia e la sua sofferenza, facendoli così riflettere sul significato dell'amicizia, del rispetto per gli altri e soprattutto per se stessi, invitandoli a non negarsi una vita degna di questo nome.
Quanto a me sono felice perchè, grazie agli eccellenti risultati scolastici che ho conseguito, grazie alle mie doti naturali e soprattutto grazie alla serenità che mi deriva dalla diversa situazione familiare, ho realizzato il sogno di frequentare il liceo Carlo Magno di Parigi, dal quale sono stato affascinato sin dal giorno della gita organizzata dalla prof.ssa Beaulieu, per i suoi affreschi, ma soprattutto per il clima di pace che vi si respirava e vi si respira all'interno.
C'è una sola persona al mondo che deve conoscere come sono andate le cose: è il professor Théophile.
Ci siamo dati appuntamento al Musée d'Orsay, davanti al piccolo quadro dei fiori bianchi su sfondo nero. Abbiamo parlato a lungo di quanto è accaduto e di come sia cambiata la vita di Abdelkrim, la mia e quella di Samira, che ha da poco sposato Kevin.
Il professor Théophile non ha detto alcunché, solo ho visto i suoi occhi diventare lucidi per l'emozione e poi stringermi forte a sè, in un abbraccio che non aveva bisogno di parole. Da quell'incontro è nata una profonda amicizia a cui non potrei rinunciare.
Tutto questo mi ha fatto comprendere che, contrariamente a ciò che pensavo prima, non è mai troppo tardi per migliorare se stessi e rimediare ai propri errori.