Il risveglio di Pinocchio
Pinocchio si stiracchiò le gambe nel bel lettino dove aveva dormito e si svegliò: si toccò tutto e si accorse che aveva un corpicino umano, morbido, di un ragazzo normale.
"Evviva – pensò ad alta voce – sono un bambino vero, non sono più un burattino di legno!".
"E dove sono il mio babbo Geppetto che ha sempre perdonato le mie marachelle? Dov'è la Fatina del mio sogno, la Fatina azzurra che mi dava buoni consigli e che io sempre adoravo anche quando disubbidivo?".
Fantasticando nei ricordi del sogno che aveva vissuto, si accorse che si trovava in un lettino vero e caldo, in una bella stanza accogliente e, accanto al lettino, vide .... la fatina - ma no, non era una fata, era la sua mamma che aspettava il suo risveglio con un sorriso d'amore e una buona colazione pronta.
"Mamma - gridò Pinocchio – ho fatto un lungo sogno, tu eri una fatina azzurra che mi dava buoni consigli e mi perdonava ogni volta che sbagliavo".
La mamma lo abbracciò e il cuore del bambino per la prima volta si sciolse di emozioni vere.
"Pinocchietto mio, tutti i bambini e i ragazzini fanno marachelle quando non ascoltano i buoni consigli dei genitori e si lasciano trascinare dai cattivi compagni. Io ti sono stata sempre vicina per proteggerti insieme a tuo padre Geppetto, eccolo vicino a noi, siamo tanto felici che tu sei diventato un vero ragazzino dopo tante brutte avventure, ma anche dopo tanti atti di generosità che hai compiuto nelle tue esperienze di burattino".
"Mamma, babbo – disse Pinocchio, commosso – prometto che da oggi diventerò un vero ragazzo, ascolterò i vostri consigli e vi vorrò sempre bene".
Da quel giorno Pinocchio, non più burattino, diventò un ragazzo perbene: cominciò ad andare a scuola con diligenza, a studiare con impegno, a non frequentare i cattivi compagni che sempre riempiono le aule scolastiche e le strade.
Proprio il primo giorno, mentre si avviava a scuola dopo aver salutato la mamma fatina ed il babbo Geppetto che era tornato a lavorare nella sua bottega di falegname, proprio sotto casa aveva trovato due ragazzi che lo salutarono: "Ehi, Pinocchio, bentornato! Sei stato assente tanto tempo,vieni a divertirti con noi!".
Come un sogno lontano, Pinocchio ricordò i due lestofanti, il Gatto e la Volpe, che lo avevano ingannato e derubato.
Questa volta non ci casco più – si disse Pinocchio studente – non vengo con voi e non verrò mai se anche voi due non diventate bravi e studiosi come voglio diventare io".
I due restarono a bocca aperta: non pensavano che il burattino Pinocchio sarebbe diventato uno studentello volenteroso.
Pinocchio in classe si trovò accanto nel banco un compagno che sembrava il suo amico del sogno, Lucignolo, che nel ricordo era morto da asino.
Invece quel compagno era proprio Lucignolo che non era morto, ma era diventato pure lui un bambino vero per le tante sofferenze subite.
Pinocchio e Lucignolo insieme ricordarono quando insieme erano stati monelli e birichini, avevano marinato la scuola per andare con quell'omone malvagio del carretto nel paese dei balocchi dove avevano vissuto giorni amari di castigo e penitenza.
"Non ci cascheremo più – si dissero – la vita non è fatta solo per giocare, ma per studiare ed impegnarsi a crescere con onestà e rispetto per tutti".
Insomma, Pinocchio ragazzino si era trasformato in uno studente serio, impegnato, era cresciuto nel fisico e nella mente, era ormai la consolazione dei due genitori e tutti lo riconoscevano anche per il suo aspetto gioioso e gentile: lo ricordavano burattino di legno, anche se pure allora era generoso quando salvava quelli che ne avevano bisogno (come quella volta che aveva sostituito Medoro nella sua cuccia di cane da guardia) e le altre volte che non era stato tanto birichino.
Ora era un essere umano come tutti gli altri adolescenti che si affacciano alla vita ed alla gioventù con speranza ed impegno, protetti dalla famiglia.