Finali per I Nani di Mantova
I nani di mantova
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Era una brutta mattina, grigia e nuvolosa. I nani erano preoccupatissimi perché, da un momento all’altro, Capitan Bombardo e le sue guardie avrebbero attaccato. Nel silenzio si alzò la voce di Archimede, il nano inventore, che disse: non perdiamoci d’animo, portatemi gli attrezzi dei vostri lavori ed io cercherò di inventare qualcosa.
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Era sera e tutte le guardie del Duca di Mantova erano accampate al limitare del bosco. Aspettavano il mattino e poi avrebbero dato la caccia ai nani fuggitivi. Quella notte nessuno dei nani aveva sonno. Ci voleva un’idea, qualcuno, qualcosa che potesse tirarli fuori da quella situazione. Fagiolino per pensare doveva camminare e camminando arrivò ad una strana casetta. Era notte ma la luce era accesa.
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Era un a brutta mattina. Le guardie arrivarono con gran fragore di passi. Ce n’erano più di un milione e il quartiere, dove i nani vivevano mescolati alla povera gente, fu circondato. Le guardie cercavano dappertutto, in campagna e nelle case. I nani si erano nascosti nei camini e lì erano al sicuro. Fagiolino, il più furbo dei nani, sentì che il re era partito per andare alla ricerca di un rimedio per guarire sua figlia.
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Era una brutta mattina quando Capitan Bombardo circondò il bosco. Aveva trovato il loro rifugio grazie ad una spia e non vedeva l’ora di acciuffare quei piccoli rompiscatole. I nani, però, avevano previsto un piano di fuga: avevano costruito una zattera e l’avevano nascosta in una grotta vicina al fiume.
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Era una brutta mattina quando Capitan Bombardo e le sue guardie arrivarono nel bosco. Lì i nani avevano trovato rifugio da quando avevano lasciato la città di Mantova. Capitan Bombardo era arrabbiato più che mai e aveva fatto circondare il bosco. Non sapeva che i nani gli avevano preparato una bella sorpresa.
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Era una brutta mattina quando Capitan Bombardo scovò il covo dei nani di Mantova. I nani si difesero coraggiosamente con ombrelli, righe, canne da pesca, aghi e tutti gli attrezzi dei loro mestieri ma dovettero arrendersi.
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Le guardie avevano perquisito tutte le case ma dei nani nessuna traccia. Capitan Bombardo allora capì che i nani si nascondevano nei vestiti di quella gente e così ordinò a tutti di spogliarsi.
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Uno di loro finalmente si muove a compassione e parla così :- Amico, vuoi sapere
perché tu e i tuoi compagni siete dei nani? Perché vivete, mangiate, dormite come
dei nani, vai e rifletti sulle mie parole-. Fagiolino confuso ritorna a casa per
riferire il messaggio, ma i suoi amici nani lo deridono incapaci di credergli.
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E fu forse dopo quattro secondi che la nana sarta aveva finito di dire quel che disse, che Fagiolino propose di andar dai Giganti.
Perché? Chiese l’ombrellaio, un po’ distratto perché ancora pensava al magnifico colpo d’ombrello assestato allo scudiero del Capitan Bombardo.
Per ringraziare, disse Fagiolino. E così dicendo fece un inchino.
Partirono allora i nani, e in testa stava proprio Fagiolino. E dietro di lui il pescatore. E dietro ancora il panettiere.
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I nani di corte che vivevano in un appartamentino del Palazzo Ducale di Mantova, reggia dei Gonzaga, smisero di chiedere in giro cosa bisognasse fare per diventare grandi, da quando cioè, il più piccino Fagiolino, per magia, bevve un intruglio assai misterioso dal calice di un fiore, profumatissimo e lievissimo… Divenne ancor più piccolo, sempre più piccolo fino a diventare invisibile e fu così che subito detto agli altri paesani tutti piccini poterono far tanto, altro che giganti!
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Un brutto giorno capitano Bombardo seppe da uno dei suoi spioni che Fagiolino aveva ricevuto saggi consigli dai Giganti. Quella stessa mattina, con cento guardie al seguito, egli si diresse al Palazzo Tè con l’intento di appurare la verità.
Mentre andava verso la meta in groppa al suo cavallo, il capo delle guardie si esercitava a comporre la sua presentazione in forma di canzone: